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Il Filo che Unisce

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Blog di Roberto Filo

Come Evitare la Formazione di Calcare nella Piscina

Chi gestisce una piscina conosce fin troppo bene quell’alone biancastro che si forma sulla linea di galleggiamento, sui fari, sulle scalette o all’interno dello scambiatore di calore. È calcare, ovvero carbonato di calcio che precipita dall’acqua e si deposita sulle superfici. Oltre all’impatto estetico, le incrostazioni sottraggono scambio termico, rendono ruvida la finitura, danneggiano le apparecchiature, aumentano i consumi energetici e possono creare microfessure dove attecchiscono alghe e batteri. La prevenzione è nettamente più efficace della rimozione, perché una volta che il deposito si è consolidato servono interventi aggressivi a base acida o abrasiva, con il rischio di opacizzare piastrelle e rivestimenti. Evitare la formazione di calcare richiede di tenere sotto controllo l’equilibrio chimico dell’acqua, conoscere la qualità dell’acqua di reintegro, ridurre le condizioni che favoriscono la precipitazione e intervenire con trattamenti mirati quando serve.

Indice

  • 1 Che cos’è il calcare e perché si forma
  • 2 Conoscere la propria acqua e partire dalla misura
  • 3 Bilanciare pH, alcalinità e durezza calcica
  • 4 Valutare la qualità dell’acqua di riempimento
  • 5 Trattamenti anti-calcare: sequestranti e inibitori di precipitazione
  • 6 Gestione della linea di galleggiamento e pulizie regolari
  • 7 Piscine con cloratore a sale e incrostazioni sulla cella
  • 8 Gestione della temperatura e della luce
  • 9 Considerazioni specifiche per rivestimenti e attrezzature
  • 10 Documentazione, formazione e comunicazione con i dipendenti
  • 11 Errori comuni da evitare
  • 12 Un piano stagionale di prevenzione
  • 13 Conclusioni

Che cos’è il calcare e perché si forma

Il calcare in piscina è composto principalmente da carbonato di calcio, un sale poco solubile che si forma quando l’acqua, satura o sovrasatura di calcio e bicarbonati, subisce variazioni di pH, temperatura o concentrazione. L’acqua “dura”, cioè ricca di calcio e magnesio, ha già una concentrazione di ioni calcio elevata; se a questo si sommano un pH che tende a salire e una temperatura alta, la soglia di saturazione viene superata e il calcio precipita. Il processo è facilitato da superfici ruvide o porose che fungono da siti di nucleazione e da correnti localizzate vicino a bocchette e pompe che favoriscono la perdita di CO₂ e l’innalzamento locale del pH. Anche alcuni trattamenti disinfettanti, come l’uso ripetuto di calciocianurati, aggiungono calcio all’acqua e aumentano il rischio di incrostazioni.

Il modo più affidabile per interpretare questo equilibrio è usare un indice di saturazione, il più noto dei quali è il Langelier Saturation Index. L’LSI combina pH, alcalinità, durezza calcica, temperatura e solidi disciolti per dire se l’acqua è corrosiva (indice negativo) o incrostante (indice positivo). Per le piscine conviene mantenere l’indice vicino allo zero o leggermente negativo, in modo da ridurre la tendenza alla precipitazione senza rendere l’acqua aggressiva per le superfici cementizie.

Conoscere la propria acqua e partire dalla misura

Ogni strategia di prevenzione comincia misurando. La durezza calcica, espressa come ppm di CaCO₃, è la variabile più diretta: valori intorno ai 200–400 ppm sono comuni e gestibili nelle vasche in cemento o intonaco, mentre in piscine con liner o vetroresina spesso bastano valori tra 150 e 250 ppm per evitare schiume e mantenere l’acqua “morbida” al tatto. Il pH dovrebbe stabilizzarsi nell’intervallo 7,2–7,6, con preferenza verso la parte bassa di questo range quando l’acqua è dura per tenere l’LSI sotto controllo. L’alcalinità totale, misura del potere tampone, idealmente si colloca fra 80 e 120 ppm; livelli troppo alti spingono il pH a risalire dopo ogni correzione, rendendo più difficile mantenere condizioni non incrostanti. I solidi disciolti totali, che aumentano con l’evaporazione e il reintegro, influenzano l’LSI e, se molto elevati, favoriscono precipitazioni.

Una misurazione accurata e regolare con kit a reagenti titolati o fotometri è la base. Strisce tornasole e misurazioni approssimative portano a correzioni eccessive o inefficaci. Annotare periodicamente i valori aiuta a individuare tendenze stagionali e a programmare gli interventi in anticipo.

Bilanciare pH, alcalinità e durezza calcica

Il controllo del pH è il primo pilastro della prevenzione. In acque dure la tendenza naturale, soprattutto in presenza di aerazione dovuta a cascate, skimmer e turbolenze, è un lento aumento del pH. Per contenerlo si interviene con acido muriatico o prodotti a base di bisolfato di sodio, dosando piccole correzioni frequenti per evitare oscillazioni ampie. Ridurre l’alcalinità totale se è eccessiva aiuta a stabilizzare il pH: si può usare la tecnica dell’acido con aerazione, abbassando l’alcalinità con aggiunte controllate di acido e poi riportando il pH in quota tramite aerazione, che alza il pH senza reintrodurre carbonati.

Per la durezza calcica la gestione dipende dal valore di partenza. Se è troppo bassa in piscine con superfici cementizie, l’acqua tenderà a dissolvere calcio dal rivestimento, causando un’erosione nel tempo; in questo caso si aggiunge cloruro di calcio per raggiungere il target adeguato. Se è troppo alta, l’unico modo reale per ridurla è diluire l’acqua con reintegri a basso contenuto di calcio. Correttori chimici definiti sequestranti non rimuovono il calcio, ma lo mantengono in soluzione impedendone la precipitazione; sono quindi utili in presenza di durezza elevata ma non sostituiscono la diluizione quando i livelli sono fuori scala.

Valutare la qualità dell’acqua di riempimento

L’acqua che usi per i rabbocchi è spesso la principale fonte di calcio. Se l’acqua di rete è molto dura, ogni evaporazione seguita da reintegro alza ulteriormente la durezza nel tempo. Sapere quanto calcio contiene la tua acqua è cruciale. Se è molto dura, puoi valutare l’uso di un addolcitore per il solo punto di carico destinato ai rabbocchi, miscelando eventualmente acqua addolcita con quella di rete per non scendere troppo con la durezza in piscine con intonaco. In alternativa esistono filtri in linea specifici per rubinetti e tubi da giardino che abbattono parte del calcio in fase di riempimento; sono utili soprattutto per piccoli volumi o per chi usa spesso acqua nuova. In situazioni estreme, come alimentazioni da pozzi calcarei, prendere in considerazione una fornitura di acqua trattata o pianificare sostituzioni d’acqua più frequenti è spesso la strategia a lungo termine più efficace.

Trattamenti anti-calcare: sequestranti e inibitori di precipitazione

Quando i parametri sono vicini al limite o occasionalmente fuori target, i sequestranti e gli inibitori di incrostazione sono alleati preziosi. I sequestranti, spesso a base di fosfonati o acidi organici chelanti, legano gli ioni calcio e magnesio in complessi solubili, impedendone la deposizione. Gli inibitori interferiscono con la crescita cristallina, mantenendo il calcare in sospensione in particelle microscopiche che possono essere filtrate. Questi prodotti non “consumano” calcio ma ne neutralizzano la tendenza a precipitare, risultando particolarmente utili quando si accende la stagione, dopo grandi reintegri, durante ondate di calore o in presenza di clorinatori a sale dove la cella tende a incrostarsi.

La chiave è l’uso preventivo e la manutenzione della dose. Una singola aggiunta può risolvere un picco, ma la degradazione nel tempo, la filtrazione e le perdite per controlavaggio impongono dosi di mantenimento, tipicamente ogni una-due settimane, secondo l’etichetta del prodotto. È bene monitorare i fosfati se si usano sequestranti a base fosfonica, perché accumuli eccessivi possono favorire la crescita algale; con un buon mantenimento del cloro libero e un ricambio periodico dell’acqua, il rischio resta gestibile.

Gestione della linea di galleggiamento e pulizie regolari

La prima zona a manifestare calcare è la linea di galleggiamento, dove l’acqua evapora e la concentrazione di sali aumenta localmente. Intervenire presto impedisce al deposito di indurirsi. Una pulizia settimanale con spugne specifiche per piscine e detergenti a pH leggermente acido elimina i primi aloni senza aggredire le fughe cementizie o il liner. L’azione meccanica combinata a prodotti delicati è sufficiente quando l’acqua è bilanciata; in caso di incrostazioni ostinate, si usano detergenti disincrostanti più energici, sempre evitando abrasivi che graffiano e diventano nuovi siti di nucleazione. Il bordo vasca va asciugato dopo l’uso per limitare la sedimentazione dovuta alle gocce. In presenza di calcare esteso sulla linea mista a oli e creme solari, detergenti specifici per bordo vasca sciolgono la componente grassa, riducendo il “collante” che trattiene le polveri calcaree.

Piscine con cloratore a sale e incrostazioni sulla cella

Gli impianti a elettrolisi del sale hanno peculiarità che favoriscono la precipitazione del calcare sulla cella, soprattutto quando il pH è alto e la temperatura è elevata. Il processo di elettrolisi produce gas e incrementa localmente il pH, creando condizioni ideali per la formazione di depositi sui piatti della cella, che riducono l’efficienza e accorciano la vita del componente. Tenere il pH nella parte bassa del range, intorno a 7,2–7,4, abbassare leggermente l’alcalinità in caso di tendenza alla risalita e mantenere l’LSI o il CSI (una variante dell’indice di saturazione più usata nel mondo pool) prossimo allo zero sono strategie efficaci. L’uso regolare di inibitori di incrostazione compatibili con l’elettrolisi riduce la frequenza delle manutenzioni. Quando la cella è incrostata va pulita con soluzioni acide blande, seguendo scrupolosamente le istruzioni del costruttore e limitando i tempi di immersione per non intaccare il rivestimento dei piatti; intervenire solo quando necessario, perché pulizie troppo frequenti consumano prematuramente il rivestimento.

Gestione della temperatura e della luce

La temperatura influenza direttamente la solubilità del carbonato di calcio: più l’acqua è calda, più facilmente il calcare precipita. Ridurre le temperature di esercizio quando possibile, ad esempio di notte, e schermare la vasca dal sole nelle ore più calde tiene il sistema in un range chimico più favorevole. Le coperture isotermiche e le tende ombreggianti limitano non solo l’ingresso di calore ma anche l’evaporazione, riducendo la necessità di reintegri che aumentano la durezza. Le cascate decorative, i giochi d’acqua e le bocchette di mandata orientate a “rompere” la superficie sono scenografici ma aumentano l’aerazione e quindi la risalita del pH; usarli con parsimonia nelle settimane più calde aiuta a contenere la tendenza incrostante.

Considerazioni specifiche per rivestimenti e attrezzature

Il materiale della piscina influenza sia la vulnerabilità al calcare sia le strategie di prevenzione. Le vasche in cemento o con finiture in pietra naturale sono più sensibili all’LSI negativo, che può portare l’acqua a dissolvere il calcio dalla superficie; in questi casi è preferibile mantenere la durezza calcica più alta e non inseguire pH troppo bassi, bilanciando attentamente l’indice di saturazione. I liner in PVC e le vasche in vetroresina non rilasciano calcio, quindi si possono mantenere durezze più basse senza il rischio di erosione; l’attenzione si concentra sull’evitare incrostazioni su accessori in acciaio, scalette e linee di giunzione. Gli scambiatori di calore, soprattutto quelli a piastre, sono estremamente sensibili alle incrostazioni: un controllo periodico della ΔT ingresso-uscita e una manutenzione preventiva con circolazioni di soluzioni disincrostanti leggere, in assenza di animali, evitano cali di efficienza e rotture costose.

Documentazione, formazione e comunicazione con i dipendenti

Nelle aziende o nei condomìni dove la gestione è affidata a più persone, il verbale di consegna dei prodotti chimici e la registrazione delle dosi e delle misurazioni aiutano a mantenere coerenza. Tenere un registro con date, valori di pH, alcalinità, durezza e salinità, note su ondate di calore o interventi straordinari e dosaggi di sequestranti consente di analizzare a posteriori l’efficacia delle strategie e di tararle. La formazione di chi dosa i prodotti sulla comprensione dell’LSI e sull’importanza della gradualità è fondamentale: un solo picco di pH trascurato può creare una settimana di depositi.

Errori comuni da evitare

Molti problemi nascono da scelte rapide e apparentemente innocue. Usare dicloro o tricloro per lunghi periodi senza monitorare l’acido cianurico accumula stabilizzante, che non incide sul calcare ma ti porterà a usare più cloro per ottenere lo stesso effetto, con conseguente necessità di più aggiustamenti di pH. Scegliere ripetutamente ipoclorito di calcio come fonte di cloro aggiunge calcio e, in acque dure, accelera la saturazione; preferire ipoclorito di sodio o dicloro quando possibile riduce l’apporto di calcio. Lasciare che l’alcalinità salga troppo rende ingestibile il pH e innesca la spirale verso un LSI positivo. Affidarsi a strisce test di bassa qualità porta a falsi “ok” e ritarda le correzioni. Ignorare la manutenzione delle ventole del chiller o del condizionamento nel vano tecnico alza l’ambiente e rende il chiller meno efficace, con maggior rischio di incrostazioni.

Un piano stagionale di prevenzione

La prevenzione del calcare segue il ritmo delle stagioni. All’apertura primaverile, dopo il riempimento o il rabbocco significativo, si misura e si bilancia la triade pH–alcalinità–durezza, si considera una dose iniziale di sequestrante per legare i sali introdotti e si verifica la taratura dei controller. Durante l’estate, si controllano i parametri con cadenza almeno settimanale, si puliscono ventole e dissipatori, si tiene traccia dell’evaporazione e si mantengono attivi i rabbocchi con acqua pura. A fine stagione, quando la durezza tende a essere più alta per accumulo, si valuta un parziale ricambio d’acqua per riportare i sali a livelli gestibili e si fa una pulizia profonda della linea di galleggiamento, delle scalette e delle superfici esposte. Prima dell’inverno, se la vasca resta piena, si bilanciano i parametri su un LSI leggermente negativo per scongiurare precipitazioni durante periodi di bassa circolazione.

Conclusioni

Vendere una moto o consegnare buoni spesa richiede documenti; gestire una piscina richiede equilibrio, misure e costanza. La formazione di calcare non è un destino inevitabile, ma la conseguenza di un’acqua che supera la sua soglia di saturazione. Tenerla sotto controllo significa misurare con regolarità pH, alcalinità e durezza, usare con criterio la ventilazione e le luci, limitare i watt in acqua, scegliere prodotti disinfettanti che non portino calcio in eccesso, sfruttare in modo intelligente l’evaporazione e, quando serve, impiegare sequestranti e raffreddatori per tenere basse le temperature. Il filo conduttore è la stabilità: una vasca che oscilla poco, con valori prevedibili e superfici pulite, resiste meglio alle incrostazioni. Con una gestione consapevole, le pareti restano lisce, gli accessori funzionano a dovere, gli ospiti vedono solo l’acqua brillante e non la patina bianca, e tu riduci tempi e costi di manutenzione, godendoti la piscina nel modo in cui è stata pensata.

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Roberto Filo è un autore appassionato, con una profonda conoscenza in una vasta gamma di argomenti, dai lavori domestici al fai da te, fino ai consigli preziosi per i consumatori.

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