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Il Filo che Unisce

Il Filo che Unisce

Blog di Roberto Filo

Come Utilizzare gli Hand Grip

Gli hand grip, i classici attrezzi a molla per l’allenamento della forza della presa, sono strumenti piccoli ma potenti. Dietro a quelle due impugnature si nasconde un mondo fatto di biomeccanica, programmazione, prevenzione degli infortuni e progressioni misurabili. Che tu voglia migliorare la tenuta sul manubrio in pista, eseguire trazioni più solide, sostenere carichi senza usare le cinghie, o semplicemente alleviare la sensazione di mani deboli nella quotidianità, imparare a utilizzare correttamente gli hand grip fa la differenza. Questa guida ti accompagna dalla scelta del modello alla tecnica, dall’impostazione delle sedute alle strategie di progressione, con un’attenzione particolare alla sicurezza e all’equilibrio tra flessori ed estensori dell’avambraccio.

Indice

  • 1 Conoscere il dispositivo e le tipologie di presa
  • 2 Anatomia essenziale: muscoli coinvolti e perché allenarli
  • 3 Scelta del gripper e valutazione del livello
  • 4 Impostare la mano: posizione e allineamento
  • 5 Riscaldamento e preparazione dei tessuti
  • 6 Tecnica di esecuzione: chiusure complete, parziali e isometriche
  • 7 Programmare le sedute: frequenza, volume e progressione
  • 8 Equilibrio muscolare: allenare anche gli estensori
  • 9 Sicurezza, segnali di allarme e prevenzione infortuni
  • 10 Tecnica di progressione e misurazione dei risultati
  • 11 Igiene, cura dell’attrezzo e comfort
  • 12 Aspetti legali e fiscali se vendi o compri usato
  • 13 Personalizzare l’approccio in base all’obiettivo
  • 14 Aspetti fiscali e fringe benefit aziendali
  • 15 Errori comuni da evitare e miti da sfatare
  • 16 Conclusioni

Conoscere il dispositivo e le tipologie di presa

Quando parliamo di hand grip possiamo riferirci a diversi dispositivi. I più diffusi sono i gripper a molla torsionale con due maniglie in alluminio o acciaio collegate da una molla centrale; la resistenza aumenta man mano che le impugnature si avvicinano, creando una curva di carico crescente. Esistono poi modelli a resistenza regolabile con vite o con elementi intercambiabili che permettono una progressione fine senza dover acquistare molte unità. Per lavori più specifici sulle dita si usano finger trainer a molle indipendenti, utili per musicisti e arrampicatori. È importante comprendere anche le tre grandi famiglie di presa che gli hand grip allenano in modo più o meno diretto. La presa “crush” è il gesto classico di serraggio del gripper, coinvolge soprattutto i flessori delle dita e l’adduttore del pollice. La presa “support” è la capacità di trattenere un carico per tempo prolungato, come in una farmer’s walk; si allena anche con tenute isometriche del gripper chiuso o semichiuso. La presa “pinch”, la forza tra pollice e dita su superfici piatte, richiede strumenti dedicati ma trae beneficio dal lavoro generale di avambracci e dita. Comprendere quale tipo di forza ti serve maggiormente orienta la scelta del percorso.

Anatomia essenziale: muscoli coinvolti e perché allenarli

La forza della presa è il risultato dell’azione di una rete di muscoli che vanno dal palmo alle regioni profonde dell’avambraccio. I flessori superficiali e profondi delle dita generano la chiusura, i muscoli intrinseci della mano stabilizzano le articolazioni metacarpofalangee, l’adduttore del pollice completa la chiusura dell’anello. Sul versante opposto, estensori e abduttori delle dita e del polso equilibrano l’azione, stabilizzano il carpo e prevengono il collasso in flessione durante la stretta. Allenare la presa non riguarda solo la mano: polso, gomito e spalla partecipano nel mantenere l’allineamento e nel trasferire la forza, per cui un buon lavoro con gli hand grip stimola anche la stabilità del cingolo scapolare e riduce il rischio di irritazioni tendinee quando è bilanciato con esercizi per gli estensori.

Scelta del gripper e valutazione del livello

Il mercato offre gripper con resistenze molto diverse. Il potere calorifico dei pellet ha un parallelo nella resistenza degli hand grip: esistono scale calibrate in chilogrammi o in libbre, e marchi noti come Captains of Crush classificano i gripper per “livelli” standardizzati. È consigliabile partire con una resistenza che ti permetta di eseguire chiusure complete controllate in serie da 8 a 12 ripetizioni per almeno due o tre serie senza perdere la forma. Se chiudi con molta fatica solo una volta, stai lavorando quasi solo forza massimale e rischi di irrigidirti e infiammarti; se ne chiudi 30 senza fatica, la resistenza è troppo bassa per stimolare adattamenti significativi. Per chi preferisce un unico attrezzo versatile, i gripper a regolazione continua sono un’ottima soluzione, specialmente in ottica riabilitativa o per l’uso d’ufficio. Ricorda che la qualità costruttiva incide sulla coerenza del carico e sulla longevità dell’attrezzo: impugnature zigrinate in alluminio offrono presa stabile, molle in acciaio trattato assicurano un ritorno costante senza cedimenti precoci.

Impostare la mano: posizione e allineamento

La tecnica di presa fa la differenza tra uno sforzo efficiente e uno spreco di energia. Il manico fisso del gripper va appoggiato in profondità nella tasca del palmo, vicino alla base del pollice, con l’asse del manico allineato al metacarpo dell’indice. Le dita avvolgono il manico mobile con le falangi distali, cercando un contatto quanto più vicino alla punta, dove la leva è più favorevole. Il pollice si posiziona alto, sopra l’impugnatura, a fornire una controspinta stabile. Molti utilizzano un “set” iniziale, ossia una pre-chiusura manuale con l’altra mano per posizionare il manico mobile in un punto ottimale; in contesti di certificazione spesso è richiesto un “no set”, ma per allenamento il set consente di isolare meglio la parte finale della chiusura. Qualunque sia l’approccio, il polso deve rimanere neutro, senza deviazioni radiali o ulnari e senza flessione esasperata. Il gomito resta vicino al corpo, la spalla rilassata e depressa, evitando di trasformare la chiusura in un mezzo curl. Un allineamento coerente riduce lo stress su polso e gomito e massimizza il trasferimento di forza.

Riscaldamento e preparazione dei tessuti

La mano è ricca di piccoli tendini e guaine sinoviali che gradiscono un aumento graduale della temperatura e del flusso ematico prima di sforzi intensi. Un riscaldamento specifico riduce la rigidità e prepara le articolazioni. Bastano pochi minuti di rotazioni di polsi, apertura e chiusura delle mani a ritmo crescente, qualche movimento di pronazione e supinazione, e una serie leggera con un gripper morbido o con una palla di gommapiuma. È utile eseguire qualche estensione attiva delle dita con elastici o bande per attivare il versante opposto, preparando il tessuto a tollerare la compressione. Se hai storie di epicondilite o tendiniti, considera l’uso di calore leggero prima della sessione e stretching delicato dell’avambraccio dopo, evitando rimbalzi e manovre brusche.

Tecnica di esecuzione: chiusure complete, parziali e isometriche

La modalità base è la chiusura completa, in cui avvicini le due impugnature fino al contatto o al punto di riferimento richiesto, mantieni un secondo e rilasci in modo controllato. Non “scattare” l’apertura: l’eccentrica, ossia la fase di apertura contro resistenza, è preziosa per stimolare adattamenti tendinei e forza su tutto il range. Un’ottima variante sono le tenute isometriche, in cui chiudi e mantieni per un tempo prefissato; migliorano la capacità di supporto e la resistenza della presa, utile per chi fa sollevamenti o guida a lungo. Le ripetizioni parziali hanno senso in fase avanzata per lavorare sul punto critico della chiusura, ma vanno alternate a lavoro a ROM completo per non perdere coordinazione. La respirazione deve essere fluida: evita di bloccare il respiro durante chiusure intense, preferendo una espirazione mentre stringi per non sovraccaricare la pressione intratoracica.

Programmare le sedute: frequenza, volume e progressione

Come per ogni altra qualità di forza, la presa migliora con stimoli regolari e progressivi alternati a recupero. Un approccio classico prevede due o tre sessioni a settimana dedicate, distanziate da almeno 48 ore quando lavori ad alta intensità, oppure brevi micro-sedute giornaliere a bassa intensità per mantenere la sensibilità senza infiammare i tessuti. Ogni sessione può iniziare con un riscaldamento, proseguire con tre o quattro serie di chiusure complete su un carico “allenante” che ti consenta 6–12 ripetizioni di qualità, seguite da una o due serie isometriche o negative controllate con un gripper leggermente oltre la tua capacità massimale, chiuse con lavoro per gli estensori. La progressione può essere impostata aumentando gradualmente il carico del gripper, il numero di ripetizioni totali, il tempo sotto tensione o riducendo i tempi di recupero. Una regola utile è cercare di accumulare volume a parità di qualità per due o tre settimane, poi alzare di un piccolo step la resistenza e tornare a un volume più basso, ripartendo da lì. Inserire una settimana di scarico ogni quattro o cinque di lavoro sostiene i tendini e previene l’overuse.

Equilibrio muscolare: allenare anche gli estensori

Il lavoro di chiusura è dominante, ma una presa sana è quella che ha equilibrio tra flessori ed estensori. Trascurare l’estensione delle dita e la stabilità del polso favorisce epicondiliti e sindromi da sovraccarico. Integra esercizi specifici come l’apertura contro elastici o dispositivi a molla per estensori, le “risaie” con la mano affondata nel riso per lavorare su tutte le direzioni, l’estensione del polso con manubri leggeri e la deviazione radiale/ulnare con controllo. Bastano due o tre serie da 15–20 ripetizioni per lato dopo il lavoro di presa, con carichi modesti e attenzione alla qualità del movimento. In questo modo la cuffia dei rotatori, l’avambraccio e il polso si mantengono in equilibrio e si riduce l’infiammazione delle guaine tendinee.

Sicurezza, segnali di allarme e prevenzione infortuni

Il confine tra stimolo e danno è sottile nelle piccole articolazioni della mano. Un affaticamento diffuso che regredisce entro 24–36 ore è normale; un dolore acuto, puntiforme o una sensazione di scatto/tensione che persiste sono segnali da non ignorare. Fermati se avverti formicolii persistenti, diminuzione della forza improvvisa o dolore al polso o al gomito, perché potrebbero essere i primi campanelli di tendiniti, sindrome del tunnel carpale o sofferenza del nervo ulnare. Evita di allenare la presa subito dopo sedute intense di stacchi pesanti o arrampicata già taxanti per gli avambracci; la somma degli stress aumenta il rischio. Cura l’idratazione, perché tendini e guaine lavorano meglio in un ambiente idratato, e inserisci regolarmente automassaggio dell’avambraccio con palline o foam roller. Se sei reduce da infortuni o hai patologie come epicondilite, De Quervain o artrite, confrontati con un fisioterapista prima di introdurre routine intense con i gripper; spesso si inizia con carichi minimi e tanto lavoro isometrico a bassa intensità sotto guida professionale.

Tecnica di progressione e misurazione dei risultati

Misurare i progressi rende motivante l’allenamento e aiuta a tarare il carico. Un dinamometro palmare fornisce una misura oggettiva della forza di presa massima isometrica; usarlo ogni due settimane alle stesse condizioni (stessa ora del giorno, stessa posizione, stesso braccio) aiuta a vedere tendenze al netto delle fluttuazioni giornaliere. Per i gripper, puoi fissare obiettivi progressivi, ad esempio chiudere per 5 ripetizioni un modello che inizialmente chiudevi una sola volta, oppure passare a un livello superiore una volta che completi tre serie da dieci ripetizioni con chiusura netta e tenuta di un secondo. Le “negative” controllate, in cui chiudi il gripper con due mani e resisti all’apertura con una sola fino a un certo punto, sono utili per superare stalli, ma vanno dosate con prudenza. Un’altra strategia è il “grease the groove”: numerose mini-serie durante la giornata con carico submassimale, senza mai arrivare a fatica, per migliorare l’efficienza neurale. È efficace se il tuo stile di vita lo consente e se mantieni attenzione a non sovraccaricare tendini e articolazioni.

Igiene, cura dell’attrezzo e comfort

Mani sudate e impugnature lisce riducono la qualità del lavoro e aumentano la necessità di stringere con forza aggiuntiva mal distribuita. Tenere le mani pulite e asciutte, usare un velo di magnesite in polvere se necessario e curare le callosità con carta abrasiva fine evita tagli e dolori inutili. Se l’impugnatura è troppo aggressiva e causa dolore ai polpastrelli, un nastro sottile può mitigare senza alterare troppo il diametro. I gripper a molla con torsione traggono beneficio da una pulizia periodica e da una goccia di lubrificante se la molla inizia a scricchiolare; non eccedere con oli che potrebbero finire sulle impugnature. Conserva gli attrezzi in luogo asciutto per evitare ossidazioni e non farli scattare a vuoto con violenza, per non stressare la molla oltre il necessario.

Aspetti legali e fiscali se vendi o compri usato

Nel mercato dell’usato, specialmente per marchi premium con gradi certificati, è pratica comune scambiare gripper tra appassionati. Se vendi o acquisti, documentare lo stato dell’attrezzo con foto chiare e, se possibile, con il rating di resistenza fornito all’acquisto, evita discussioni. Non c’è burocrazia particolare nella compravendita tra privati, ma usare canali tracciati per i pagamenti e conservare uno scambio scritto tutela entrambe le parti.

Personalizzare l’approccio in base all’obiettivo

Non tutti hanno lo stesso traguardo. Chi usa la moto su strada o in pista punta a una presa resistente e controllabile sul manubrio più che alla forza massimale; un mix di isometriche, lavoro di resistenza e cura degli estensori è prioritario. Per il sollevamento pesi e il functional training, la capacità di supporto è cruciale: tenute prolungate con gripper, lavorare in sinergia con farmer’s walk e stacchi senza cinghie, e isometriche su posizioni semi-chiuse danno trasferibilità immediata. Gli arrampicatori hanno esigenze specifiche su piccoli appigli e su prese “pinch”; i gripper sono utili come complemento, ma il grosso del lavoro si fa su hangboard con protocolli calibrati e recuperi rigorosi, per non stressare eccessivamente pulegge e giunzioni. In ambito riabilitativo la parola d’ordine è gradualità: si inizia con resistenze minime, anche solo con spugne o putty, e si privilegiano serie frequenti e corte, ascoltando costantemente il tessuto e guidati da un professionista.

Aspetti fiscali e fringe benefit aziendali

Sempre più aziende includono piccoli attrezzi per il benessere tra i benefit. Se fornisci hand grip ai dipendenti, considera un verbale di consegna, una breve informativa sull’uso sicuro e, se previsto, un programma di benessere che spieghi come inserirli nella giornata lavorativa senza creare problemi ergonomici. La promozione di micro-pause attive, con poche chiusure leggere alternate a esercizi per gli estensori, può migliorare la salute di chi lavora molte ore alla tastiera e ridurre disturbi da overuse.

Errori comuni da evitare e miti da sfatare

Uno degli errori più diffusi è pensare che basti stringere il gripper più duro possibile tutti i giorni per diventare fortissimi. La presa, come qualsiasi altra capacità, risponde meglio a carichi programmati e a recuperi adeguati. Usare solo il gripper senza allenare estensori e stabilizzatori porta a squilibri e dolori al gomito. Molti serrano con il polso in flessione o con la mano mal posizionata, disperdendo forza e caricando le strutture sbagliate; correggere la tecnica spesso sblocca progressi senza cambiare attrezzo. Un altro mito è che i gripper rovinino la sensibilità fine della mano: con carichi adeguati e senza esasperazioni, al contrario, migliorano la propriocezione e la precisione delle prese quotidiane. Infine, non confondere la forza della presa con la dimensione dell’avambraccio: si può avere una presa poderosa senza muscoli enormi, perché gran parte del miglioramento è neurale e nella qualità del tessuto tendineo.

Conclusioni

Vendere o comprare una moto tra privati richiede documenti; costruire una presa forte e sicura richiede consapevolezza e metodo. Gli hand grip sono strumenti semplici, ma per sfruttarli a pieno serve la stessa cura che metteresti nella regolazione di una moto o nel setup di un acquario: capire come funzionano, curare la tecnica, programmare gli stimoli, evitare eccessi e misurare i progressi. Con una routine ben bilanciata che includa riscaldamento, lavoro di qualità, attenzione alla postura, allenamento degli estensori, gestione dei rabbocchi d’acqua evaporata e piani B per le giornate più calde, le tue mani diventeranno più forti, resistenti e affidabili. Che tu stringa un gripper in ufficio o sul divano, ricorda che ogni chiusura è un messaggio ai tuoi tendini e al tuo sistema nervoso: la precisione vale più della forza bruta, la costanza più dell’entusiasmo episodico. In poche settimane noterai una presa più ferma, in pochi mesi il trasferimento agli altri gesti sarà evidente, e con il passare delle stagioni la gestione del calore non sarà più un problema, perché avrai costruito routine e strumenti adeguati per mantenerla stabile.

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Roberto Filo è un autore appassionato, con una profonda conoscenza in una vasta gamma di argomenti, dai lavori domestici al fai da te, fino ai consigli preziosi per i consumatori.

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